Con i piedi per terra e il cuore verso il cielo. Adolescenti e Santi

Lug 16, 2018 | 0 commenti

di Tony Drazza* 

Carlo Acutis Alexia Gonzalez-Barros, di 15 e 14 anni. Sono due adolescenti che per qualche giorno sono stati sulla bocca di tanti, e meraviglia delle meraviglie, non perché avessero fatto chissà quale “disastro”. Niente di drammatico e niente di “appetibile” per i media. Carlo e Alexia, che sono due adolescenti, sono stati sulla bocca di tanti perché il Papa ha riconosciuto in loro la stoffa della santità. Ma come, potrebbe pensare qualcuno, a quell’età non hanno cominciato a vivere e il Papa li inserisce tra i modelli da seguire nella vita della Chiesa? Come un 15enne può essere un modello? La santità è un percorso che dura tutta la vita. Ti impegna a essere serio e duro con le cose che succedono, devi avere sempre il volto tirato, perché, diciamolo pure, siamo abituati a vedere santi con il volto di adulti e particolarmente seriosi. Come due adolescenti possono entrate in tutte queste categorie di santità “ordinaria”?

È esattamente questo il punto. Non possono entrare in queste categorie di santità “ordinaria”. Carlo e Alexia mai potranno soddisfare i cliché della santità a cui noi siamo abituati. Perché? Provo a rispondere. Anzitutto, la santità non rientra mai nell’ordinarietà delle cose che pensiamo di avere capito. Non possiamo pensare di ingabbiare nei nostri ragionamenti una vita santa, una vita che fin dentro le sue viscere ha a che fare con Dio. Noi possiamo soltanto guardarla con occhi meravigliati. Secondo punto: l’esistenza, riconosciuta verso la strada della santità, di Carlo e Alexia ci insegna che la vita non è solo fatta di esperienze da fare, di anni da vivere, di cose da scoprire. Questa è la mentalità di chi ha scelto di vivere la sua vita come se fosse un’azienda. I due adolescenti, e chi in loro ha riconosciuto i segni di Dio, ci vogliono far capire che la vita è prima di tutto imparare ad amare e imparare a ricevere amore.

Nell’esperienza umana di questi due giovani, ognuno di noi può intravedere un nuovo modo di affrontare la propria vita, di guardare con occhi diversi tutto quello che succede, di scoprire i segni di Dio anche nelle cose che frenano la nostra attività: questo non perché hai anni di esperienza ma solo perché hai riconosciuto che c’è un amore che spesso ci sovrasta. Esiste un amore nella nostra vita che non cerchiamo ma che ci viene a cercare, che si presenta davanti ai nostri occhi e solo gli occhi liberi dei giovani sanno riconoscerlo. La santità mi sembra che sia anche questa grande opportunità: quella di saper riconoscere un amore che ti cerca, che ti riempie e che ti dona la forza di moltiplicarlo in qualsiasi stato di vita.

Carlo e Alexia hanno vissuto una vita intensa perché sono stati capaci di donare questo amore. Non si sono chiusi, non hanno maledetto il giorno della loro nascita, si sono letteralmente lasciati trascinare da questo amore e sono diventati quei piccoli semi che devono morire per portare vita. Carlo e Alexia con la loro giovane vita ci insegnano che la vita di santità non è vivere per aria ma vivere per il cielo; non è far finta di niente ma far in modo che tutto della nostra vita sia indirizzato verso il cielo. Quanto anche gli adulti possono imparare da questi adolescenti; mi spingo anche molto: dagli adolescenti in particolare. Sarebbe il caso qualche volta di smettere di insegnare cose a loro dall’alto della “nostra esperienza” di vita e imparare a volare nel loro mondo; sarebbe interessante, invece di riportarli con i piedi per terra, imparare anche noi a sognare cose altissime.

Quest’anno in ogni angolo della terra ogni giovane sarà “rimesso” al centro per la bellezza della sua vita, per la freschezza dei suoi anni, per i sogni che si porta nel cuore. Il Sinodo avrà il compito bello e interessante di ridare ai giovani la possibilità di esprimersi, di far conoscere i propri sogni, di far sentire agli adulti che ci sono e che hanno un cuore capace di bellezza. Perché poi alla fine la santità è un modo bello per moltiplicare amore e bellezza. Senza paura. Con i piedi per terra e il cuore verso il cielo.

*Assistente ecclesiastico centrale dell’Ac per il Settore Giovani. Articolo pubblicato su Romasette.it, il periodico online della Diocesi di Roma.

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