di Chiara Griffini
L’estate è da sempre tempo atteso per fermarsi, rigenerarsi nel corpo e nello spirito e ripartire.
Questa estate sembra essere dopo la scorsa ancora più attesa, per riprendere a viaggiare, a stare insieme, a condividere attività e passioni dopo i mesi che sembravano interminabili della zona rossa. Mi chiedo però se per tutti è davvero cosi. Questo tempo ha lasciato ferite che faticano a rimarginarsi a vari livelli, dai lutti che non hanno avuto modo per essere condivisi ed espressi, ai postumi della malattia stessa, al modo improvviso in cui abbiamo dovuto rinventarci la nostra stessa vita, a livello lavorativo, sociale ed ecclesiale.
Credo che un primo modo per guardare all’estate sia mettere nella propria valigia lo sguardo a chi è più fragile, ferito per ricordarci quello che Papa Francesco in quel memorabile 27 marzo 2020 in piazza San Pietro spettralmente vuota ci ha detto : “ Siamo tutti sulla stessa barca”.
Cosa significa in questa estate essere tutti sulla stessa barca? Credo che guardando all’estate possa volerci dire mettere nel badget delle nostre vacanze una sorta di “vacanza sospesa nella fraternità”…Vacanza sospesa nel pensare a come rendere possibile la vacanza a chi non può permettersela…Penso ai figli di quelle famiglie che la pandemia ha messo a dura prova sul piano lavorativo o quelle stesse famiglie, magari invitandoli a vivere esperienze anche brevi- un giorno- in cui insieme condividere la bellezza di una passeggiata, il panorama da una vetta o un tuffo al mare. Credo che quella stessa energia che ha messo in moto molti nel garantire prossimità durante i mesi più bui, oggi chieda di continuare sperimentando forme di prossimità creativa a partire dal rendere possibile con piccoli gesti ciò che per molti oggi sarebbe forse impossibile.
L’estate per molte realtà associative è tempo di esperienze condivise, in cui nutrire corpo e spirito…Forse potrebbe essere il tempo dei campi a km 0 riscoprendo le bellezze naturali, artistiche, spirituali del nostro territorio, provinciale o regionale, a volte nascoste e per questo sorprendenti. Il camminare e il pedalare come esperienze in cui imparare a sincronizzare i passi per dare la cadenza del gruppo e per scambiarsi quelle borracce di preoccupazioni, di riflessioni, che se condivise da un lato si dimezzano e dall’altro si moltiplicano e magari possono far intravedere luci inaspettate.
La strada condivisa ci consente anche di fare magari incontri inaspettati, di farci fermare e scoprire magari vulnerabili, attraversati dalle stesse paure e nello stesso tempo animati dallo stesso bisogno di cura, dalla stessa ricerca di fiducia e speranza, riscoprendo cosi quell’arte di appoggiarsi gli uni agli altri, di fare fraternità, di progettare insieme, partendo da piccoli appuntamenti settimanali o mensili.
Collego tutto questo anche alle tante situazioni nascoste di disagio emotivo e psicologico che attraversano tanti nelle nostre comunità, con la loro fatica a ripartire nelle relazioni o sprofondati in malesseri importanti, con il seguente impegnativo impatto sulla famiglia, travolta e magari bloccata nel suo silente e impotente dolore.
Estate allora potrebbe essere davvero quest’anno sinonimo di e-state insieme come prossimità alle nuove periferie esistenziali e sociali che la pandemia ha scoperto, per una prima concretizzazione dell’enciclica “Fratelli tutti” a Km 0 , perché primo passo per una rinnovata ripresa comunitaria del cammino, al passo di chi oggi è ultimo e tracciando percorsi di rinascita per tutti.