di Gioele Anni*
«Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente». Sembrerà paradossale, ma la celebre massima di Mao Tse-tung potrebbe calzare bene per questo periodo. Mentre celebriamo i due mesi dalle elezioni senza che i partiti riescano a trovare un accordo per dare un governo all’Italia, diventa ogni giorno più chiaro che la politica a colpi di urla e tweet non sa dare risposte ai problemi complessi del nostro tempo.
Forse allora è questo il momento favorevole per realizzare che ciò di cui il Paese ha bisogno è una «grande politica», una «politica con la maiuscola». Parole di Papa Francesco che noi soci di Ac ricordiamo bene: il Santo Padre le ha rivolte proprio a noi un anno fa, nel giorno della festa per il 150° compleanno della nostra associazione. «Cari soci di Azione Cattolica» ci ha detto Francesco, «come è accaduto in questi centocinquanta anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, – mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola! – attraverso anche la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale».
“La P maiuscola – Fare Politica stando sotto le parti” (Editrice Ave, 2018) nasce proprio dalla volontà di prendere sul serio questo invito del Papa. Che cosa vuol dire “fare politica con la maiuscola”? In effetti le interpretazioni sono state da subito varie. Qualcuno, per esempio, ha pensato che Francesco volesse suggerire ai soci di Ac, e più in generale a tutti i cattolici, di riunirsi nuovamente in un unico grande partito. Ma possiamo dire con certezza che non era questa l’intenzione del Santo Padre. Basti pensare che proprio alla vigilia dell’incontro con l’Ac, durante il viaggio apostolico in Egitto, Francesco si era espresso in modo molto fermo e puntuale su questo tema. A chi gli chiedeva se l’impegno politico dei credenti necessiti di un partito politico cattolico, il Papa aveva risposto che rimanere ancorati a una simile prospettiva significa «vivere nel secolo scorso».
No, la politica “con la P maiuscola” non si definisce sulla base dei contenuti, e nemmeno sui semplici programmi. La “grande politica” parte da uno stile, fondato sull’ascolto reciproco e sul rispetto degli altri. Un’associazione come l’Ac può dare tanto: la “politica con la maiuscola” si prepara grazie a politici formati, e può crescere solo dove ci sono cittadini attivi e consapevoli. E per un’associazione laicale come la nostra, la prospettiva con cui guardare lo scenario sociale e civile è quello di chi si colloca “sotto le parti”. Non “al di sopra”, come chi giudica la realtà in modo un po’ snob. Non “dentro”, collaterali a singole formazioni politiche, come è stato in una fase storica preziosa, ma ormai passata. Ma “sotto”, perché ci si possa prendere cura delle esigenze dei poveri, degli ultimi, degli scartati di ogni età e provenienza.
Insomma, la politica “con la maiuscola” è metodo e sostanza. Perché, conclude Truffelli, «il vero cambiamento passa necessariamente anche attraverso il modo in cui si giunge a fare delle scelte e ad attuarle, non dipende solo da quello che si fa. Ogni volta che un gruppo di persone si riunisce insieme per leggere la realtà mettendo insieme sguardi ed esigenze differenti, prendere decisioni condivise, avviare azioni che guardano al bene di tutti e non all’interesse di alcuni, si creano le condizioni per fare “grande politica”».
*Gioele Anni, giovane giornalista di Lodi e consigliere nazionale Ac, è il curatore del dialogo agile e serrato con il Presidente Truffelli da cui è nato il testo La P maiuscola edito dall’Ave.