In cammino verso l’Assemblea

Feb 10, 2020 | 0 commenti

di Valentina Soncini*

Milano, 23 febbraio 2020: assemblea diocesana – un evento che ogni tre anni scandisce il tempo dell’AC dentro il mutare dei tempi. Siamo alla XVII assemblea dal rinnovo dello Statuto del 1969. I titoli e le idee chiave delle assemblee, i protagonisti a diversi livelli, dalle parrocchie al livello nazionale, gli arcivescovi chiamati a ascoltare un laicato impegnato e a indicare priorità… questi e altri elementi tornano in modo sempre nuovo ad ogni scadenza. Quale originalità e quale valore cogliere in questa XVII assemblea? A seconda del punto di osservazione diverse possono essere le considerazioni. Questa volta il mio punto di vista è regionale e un poco nazionale.

L’assemblea dell’Arcidiocesi ambrosiana è una delle 208 in svolgimento tra gennaio e inizio marzo, in tutta Italia, dove ci sono 226 diocesi. In Lombardia nelle dieci diocesi tra inizio febbraio e inizio marzo si susseguiranno le dieci assemblee diocesane. Seguiranno a livello sovra-diocesano le 16 assemblee regionali delle sedici regioni ecclesiastiche di Italia nel mese di marzo, in Lombardia sarà il 28 marzo, e infine quella nazionale tra il 30 aprile e il 3 maggio 2020.

Nell’altro triennio questo punto d’arrivo ha coinciso con la celebrazione del 150^ dell’Associazione e l’incontro solenne con il Pontefice il 30 aprile 2017 in piazza San Pietro. Quest’anno celebriamo i 50 anni del nuovo statuto e della nuova ACR.

Nell’insieme si delinea un popolo numeroso in movimento dentro il nostro Paese.

Questo quadro aiuta a cogliere, pur nella fragilità che anche noi avvertiamo dentro la vita associativa, la portata di un iter che attraversa l’Italia, chiamando a raccolta i soci attorno a idee chiave che intendono essere di aiuto a edificare una realtà che vorremmo migliore: più equa, più solidale, più attenta ad ogni persona e a tutta la persona, più fiduciosa riguardo al bene che, seminato nel terreno, cresce e porta frutto anche mentre il contadino dorme (come ricorda il Vangelo di Matteo). L’invito venuto non molto tempo fa dalla Conferenza Episcopale Italiana al Paese a far operazioni di ricucitura dentro il tessuto sfilacciato della realtà, passa anche per la trama che associazioni popolari e diffuse come l’AC possono imbastire. Proprio il fare associazione, con metodo democratico e insieme sinodale, in una compartecipazione di giovani e adulti, uomini e donne è un primo modo per contrastare una cultura individualista, per costruire ponti, per imparare a pratica il NOI ecclesiale e civile per il bene comune. Ed è stupefacente costatare che ancora oggi moltissime persone sono disponibili a farsi convocare per questo.

Alcune intuizioni o idee chiave sono andate maturando negli ultimi trienni, contrassegnati dalla forza propulsiva impressa da Papa Francesco alla Chiesa stessa. Un segno per tutti è il fatto che Evangelii Gaudium è stata alla base degli ultimi tre documenti assembleari (2014,2017,2020). Nella molteplicità di spunti e sottolineature sottolineo tre parole chiave emerse dal complesso discernimento associativo degli ultimi trienni:

  • 2014: la centralità della vita (“il nostro desiderio di parlare della vita e alla vita”, lo avvertiamo “come un modo per declinare oggi la “scelta religiosa” – documento finale 2014)
  • 2017: il primato della missione e dell’apostolicità dell’AC oggi (“Date le caratteristiche del momento, l’apostolato deve essere il tratto distintivo ed è la zampa che si poggia per prima” – Papa Francesco 30 aprile 2017)
  • 2020: l’attenzione a tutto l’umano (“tutto ciò che è umano ci riguarda”– documento assembleare)

Quale punto prospettico aiuta di più in questa apertura a tutto l’umano? Quello dei poveri! Se ci si pone dal loro punto di vista, niente sfugge: ce lo ha detto il Vangelo, ce lo ha ricordato per ultimo Papa Francesco indicandoci il principio dell’inclusione sociale dei poveri.

A partire da questi punti cardini si è avvertito il forte invito di Papa Francesco di agire per la trasformazione missionaria della Chiesa, perché sia più aperta, più misericordiosa, più inclusiva, più poliedrica, più capace di coltivare relazioni buone tra tutti per servire ciò che è bene.

Tutto questo movimento non vuole essere fine se stesso, il popolo numeroso non sono certo solo i soci di AC: il movimento intende smuovere le nostre realtà ecclesiali per renderle più missionarie … il popolo è l’umanità chiamata e desiderosa di prendere parte alla civiltà dell’amore con la quale fare alleanze buone; il desiderio è quello di vivere in modo contagioso la gioia del Vangelo.

Tornando alla nostra realtà ambrosiana credo che alla luce di quanto detto si possa cogliere la bellezza dell’invito fatto dalla Presidenza diocesana a vivere l’iter assembleare all’insegna del racconto, dell’incontro, dell’apertura agli ambienti di vita. Metodi per dire contenuti: tutto l’umano ci sta a cuore.

Da qui si riparte!

Buona assemblea a tutti –  sia una festa e un segno della gioia del Vangelo.

* Delegata Regionale

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