* di Francesco Grossi
il nostro vivere la Chiesa è una parte fondamentale dell’essere cristiani eppure, come ogni cosa viva, cambia con il passare delle stagioni di vita e cambia con il mutare della società e del contesto. Ci siamo lasciati interrogare dal Progetto Formativo dell’Ac su cosa significhi vivere la Chiesa nel nostro particolare contesto di famiglia all’epoca del covid, lasciando a ognuno di provare a calare questi spunti nella sua vita e farli risuonare ulteriormente.
Comunione
Da “buoni credenti” spesso ci capita di sentirci come il fariseo, tutti contenti di essere buoni strumenti nelle mani di Dio, a posto con la coscienza o comunque con il controllo della situazione, sempre pronti con un sì alla chiamata per portare testimonianza dove serve. Ci sono momenti della vita, ad esempio quel periodo di qualche anno in cui i bambini piccoli assorbono buona parte delle energie (ma ci sono altre situazioni più complesse ovviamente), in cui si smette di essere quelli giusti e si assomiglia un po’ più a quel pubblicano, vuoi perché si arriva in ritardo a messa o perché si sparisce da tutti gli impegni di volontariato. È proprio in quel momento si può assaporare l’altro lato della comu- nione, quello degli inadempienti che sono comun- que accolti, non per merito ma per amore, la Carità di cui vive la Chiesa.
Partecipazione
Questi mesi di distanziamento sociale ci hanno fatto male per tanti versi, ma sono stati anche occasione per riscoprire cose vecchie, date per scontate e ridar loro un senso profondo. Esser costretti a vivere la Messa da casa ci ha suggerito idee per rendere più sacro quello spazio, dall’ac- cendere un lume durante la Messa in streaming al riconoscere e spiegare meglio i segni presenti sull’altare nel prepararne uno domestico, allo spezzare il pane in famiglia in risonanza con il Vangelo. Appoggiarci all’incredibile ricchezza di segni e gesti che sono della Chiesa, sentendoci parte di un popolo in cammino nella storia.
Corresponsabilità
Tanti passi avanti sono stati fatti negli anni, ma come diceva una barzelletta che girava l’estate scorsa, un salto enorme nella tecnologia del digita- le è stato fatto in tutto il mondo proprio grazie al Covid, non tanto per scelte strategiche. Così anche nella Chiesa, dove è nato tutto un fiorire di iniziative digitali spesso grazie alle competenze dei laici, che si sono trovati promotori e abilitatori per questo cambiamento. Non tutto quello che si è visto in questi mesi merita di restare quando si tornerà alla normalità, ma tante cose sì e soprattutto la modalità di collaborazione vista in queste occasioni.
Eucaristia
Anche questa la davamo per scontata, mantenendo solo un vago ed educato stupore al pensiero dei cristiani che vivo- no lontano dalle Messe prefestive o a tutte le ore, e che magari riescono a parteciparvi solo poche volte all’anno. Ora anche noi abbiamo vissuto l’astinen- za dall’Eucaristia e la possibilità della sola Comunione spirituale, e questo ci ha suscitato nostalgia e desiderio di tornare a poter spezzare il Pane in chiesa, tutti insieme come sempre, e ha dato un grandissimo valore al poter tornare a cele- brare insieme. Preghiamo che questa nostalgia ci rimanga sempre dentro, proteggendoci dall’assue- fazione al distanziamento sociale, che riduce i morti ma rischia di perdere le vite.