LA PERSONA PRIMA DELLE COSE
Per una vita di relazioni virtuose che resistano all’indifferenza, al sospetto, all’egoismo di un benessere fatto solo di cose , a qualsiasi prezzo
Scopo del mio intervento è portare la mia testimonianza su quanto siano cambiati i rapporti interpersonali in un periodo caratterizzato da una profonda crisi etica, dal punto di vista della professione forense. Si tratta di un “osservatorio privilegiato” proprio perché ho esercitato la professione in un ambito che mette appunto la “persona” al centro di un servizio. Mi sono infatti occupata di diritto di famiglia, tutela degli incapaci, curatela speciale di minori, Amministrazione di Sostegno, Curatela di Eredità Giacente.
Premetto che (per correttezza ) non risponderò a quesiti specifici di carattere legale, perché non sono qui per dare pareri professionali, ma solo, come dicevo, per portare la mia esperienza, nella speranza che possa servire da spunto per una riflessione e per un confronto.
L’ambito –come dicevo- è essenzialmente quello della famiglia , prima ancora che della comunità.
Proprio da qui voglio iniziare. Quando sono andata in pensione mi è stato chiesto quale fosse stato per me l’aspetto sociale di maggior impatto emotivo. Non ho avuto dubbi nel rispondere:
- L’ INDIFFERENZA, NEI RAPPORTI FAMILIARI prima ancora che sociali, e in particolare NEI CONFRONTI DEGLI ANZIANI
Occupandomi di Amministrazioni di sostegno, ho avuto modo di visitare strutture dove gli anziani sono lasciati soli ( ovviamente affidati alle cure degli operatori) sebbene esistano parenti che magari pur abitando vicino, ma non si fanno mai vedere.
Mi è anche capitato di occuparmi di una causa intentata da un figlio nei confronti di suoi fratelli per chiedere giudizialmente un contributo per gli alimenti (cioè per le esigenze basilari di vita) alla madre anziana e malata.
Ho visto molti casi di anziani dimenticati o emarginati. I motivi sono diversi : perché l’anziano dà fastidio, rompe le scatole, non vuole vedere nessuno. Oppure perché magari 10 anni prima c’è stato un dissidio di carattere ereditario
“dopo la morte del papà , la mamma si è tenuta i soldi nel conto corrente e a me non ha voluto dare nulla”*.
Questo basta a giustificare la chiusura totale e senza appello nei confronti di un genitore. Oppure ci sono anziani lasciati soli perché impresentabili per malattia o disagio psichico, o ancora perché sono un intralcio per uno stile di vita che li vede esclusi.
“Con tutto quello che ho da fare, figuriamoci se ho tempo per andare a trovare mio padre. Gli ho preso una badante e adesso fa una bella vita a mie spese”*.
*Le testimonianze riportate nel testo in carattere corsivo sono autentiche e da me personalmente raccolte nell’ambito professionale
Altra esperienza significativa l’ho fatta occupandomi di Eredità Giacenti. Ancora più forte è l’impatto con la realtà di un essere umano che è morto completamente solo, l’impatto con la dimensione assoluta e definitiva della solitudine. Si entra nell’intimità domestica di una persona che non c’è più , per la quale non puoi fare più nulla se non cercare di eseguire le sue ultime volontà (se le ha lasciate) oppure cercare un successore secondo quanto previsto dalla legge.
Altri esempi. In un Istituto di S. Colombano viene a mancare un degente (malato psichico) che è ospite lì da 27 anni . All’istituto mi dicono che in 27 anni mai nessuno si è fatto vivo , nemmeno telefonicamente . Si presume che sia solo al mondo , ma io –come sempre- faccio delle indagini anagrafiche il più possibile accurate, scoprendo che il defunto lascia un fratello , un insegnante che vive a pochi chilometri. Rintracciato a fatica il fratello , gli faccio presente che l’attivo ereditario ammonta ad alcune decine di milioni di Lire, che gli spettano di diritto. Si precipita in studio e dopo una quindicina di giorni protesta vivacemente perché per un intoppo burocratico ancora non gli ho potuto liquidare quanto gli spetta.
Oppure mancano effettivamente i parenti, e l’anziana, sola e senza amici, rimane preda di venditori porta a porta di enciclopedie o batterie di pentole, al punto di mangiarsi quasi del tutto la pensione. L’ambiente domestico è in condizioni tali che non sarebbe agibile nemmeno per degli animali.
Anche in questi casi viene meno la solidarietà e il reciproco supporto che, in passato, i vicini potevano assicurare (la vita nei cortili, nelle cascine, nelle parrocchie). Allora era facile sentirsi parte di una comunità e non esclusi, perché si poteva contare su una “ rete di salvataggio” di relazioni sociali che ora non esiste più.
Come dice Papa Francesco, c’è qualcosa di vile nell’assuefazione alla cultura dello scarto, quando ad essere scartate sono le persone. Il Papa ha parlato addirittura di “virus della morte” che si manifesta in una collettività che è insofferente/indifferente verso gli anziani.
E cos’è l’indifferenza, se non un’attitudine egoistica ?
- L’EGOISMO
In ambito sociale egoismo è chiudersi nel proprio guscio, cercare di godere del benessere poco o tanto che si ha, escludendo i diversi, gli stranieri , che ci fanno paura e che non riusciamo a evitare di guardare con sospetto. Facciamo fatica a provare compassione per tantissimi giovani che arrivano in Italia con il miraggio di una vita migliore per poi trovarsi incatenati alle forme più abbiette di sfruttamento: i nuovi schiavi. Ciò perché riteniamo che sia una responsabilità non nostra e comunque di cui non siamo noi a doverci fare carico.
L’insegnamento di Gesù sul male è chiaro (Matteo): non sono gli altri che devono farci paura, ma noi stessi. Non è quello che proviene dal di fuori di noi ma quello che proviene dal nostro cuore a contaminarci e questo deve farci riflettere.
Io credo che la crisi profonda della famiglia dipenda in buon parte dall’egoismo. E’ innanzitutto una forma di egoismo l’atteggiamento di chi rifiuta il matrimonio perché ha paura dell’impegno, del dono reciproco davanti a Dio, dono che è di per sé definitivo.
“Intanto ci mettiamo a vivere insieme, accendiamo un mutuo per l’acquisto di una casa, l’arrediamo di tutto punto (fa niente se non abbiamo i soldi, possiamo contrarre uno o due prestiti rateali) , magari facciamo un figlio, ma non ci sposiamo. Perché ? Perché non si sa mai cosa può succedere. Se l’ amore finisce, poi si vedrà….”.*
C’è poi l’atteggiamento egoistico di chi , nel rapporto di coppia, è portato ad una attenta analisi e conseguente difesa ad oltranza delle proprie esigenze e dei propri diritti, a discapito dell’attenzione alla persona dell’altro. Questo finisce per mettere in crisi il rapporto, che non è più comunione di vita totale, solidarietà , fiducia e sostegno reciproco ma una sfida nella quale nessuno dei due ha intenzione di cedere . (Che per salvare un matrimonio sia necessario a volte un po’ di spirito di sacrificio non si può dire senza scatenare accuse anche violente di arretratezza culturale!)
Altra forma di egoismo all’interno della famiglia si manifesta nella mancanza di dialogo: nell’era della comunicazione , questa manca proprio nella famiglia che è la cellula fondamentale della società, dove con la parola ma soprattutto con l’esempio, i genitori trasmettono ai figli i loro valori.
Ognuno resta chiuso nel suo mondo, nei suoi impegni e non si accorge (o forse non vuole accorgersi) che chi gli sta vicino soffre un disagio e chiede aiuto. Questo vale sia nei rapporti genitori/ figli (comodo mettere la testa sotto la sabbia, salvo poi accorgersi troppo tardi che un figlio adolescente si è avviato per una cattiva strada) , che nei rapporti di coppia. Confrontarsi richiede tempo e impegno , implica di doversi mettere in qualche modo in discussione e questo può essere molto difficile. Così a volte finisce che il rapporto entra in crisi, senza che i coniugi abbiano fatto nulla per cercare di evitare lo sfascio.
“Cosa ci posso fare ? Mi sono innamorata di un altro perché mio marito era quasi sempre via per lavoro. Adesso mi è impossibile stare con lui perché non lo sopporto più. Voglio rifarmi la vita con quest’altro. Ho diritto alla mia felicità. I miei figli se ne faranno una ragione”*.
Nella crisi coniugale l’aspetto più eclatante in questo senso è l’effetto a volte devastante che hanno nei minori le lotte senza quartiere fra i genitori in sede di separazione. A volte esse si trasformano in veri e propri calvari per i figli, fra recriminazioni reciproche , perizie , sedute dallo psicologo, intervento degli assistenti sociali, audizioni in Tribunale , e ricatti affettivi. Come se già non fosse abbastanza dolorosa la separazione dei genitori e la disgregazione della famiglia. A volte il contenzioso è inevitabile , ma altre volte è una guerra portata avanti per qualche centinaio di euro in più o in meno al mese.
Un principio che ha sempre improntato la mia vita professionale è stato quello – in presenza di figli minori-di offrire un aiuto per tentare una riconciliazione fra i coniugi e in caso di impossibilità , di tentare di tutto per evitare il giudizio (separazione consensuale in luogo che giudiziale).
Ma l’egoismo è anche frutto della cultura del benessere inteso come appagamento di bisogni futili, desiderio di avere o di fare sempre qualcosa di più, di apparire come gli altri e più degli altri.
- L’IMPORTANZA DEL DENARO
In un periodo di crisi economica e di recessione ormai perdurante, il denaro assume un’importanza se possibile ancora più decisiva. Per i soldi si arriva a fare di tutto, e questo vale prima di tutto nelle politiche economiche mondiali .
“No alla nuova idolatria del denaro!” dice papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (c. 55 ). “una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predominio su di noi e sulla nostra società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica : la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione del l’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di un’economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.” E ancora :” No a un denaro che governa invece di servire” (57). “Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica e il rifiuto di Dio”.
Per quanto riguarda l’ambito privato, nella mia esperienza professionale sono venuta a contatto con un’infinita varietà di situazioni familiari e ho potuto osservare che ci sono diversi modi di approccio .
Ho visto casi in cui l’ingordigia personale ha spezzato legami familiari ed è arrivata a determinare comportamenti criminali. O anche famiglie in cui non ci si parla più per motivi di carattere ereditario, vuoi per un mancato (o presunto tale) rispetto di diritti successori, ma anche per la difficoltà di gestire delle proprietà in comunione ereditaria, fra congiunti. E’ proprio qui che nascono i dissidi più profondi e insanabili . Le cause più lunghe della storia sono quelle fra comproprietari . Dicevano gli antichi: “Communio est mater rixarum ”: la comunione è la madre dei litigi !
Ho visto anche casi di famiglie modeste in cui, nonostante la crisi economica continui a abbattere il potere d’acquisto , non si può fare a meno dell’ultimo modello di telefonino , ad ogni costo. Ho visto padri che saltavano l’assegno mensile di mantenimento per i figli per poi regalare loro il cellulare o una motocicletta vera (a un bambino di 8 anni !).
Ci sono anche molti casi in cui le difficoltà economiche vengono affrontate con dignità. Ci sono le famiglie che hanno perso il lavoro e si trovano a dover far fronte con difficoltà enorme ai bisogni primari, ma da questi problemi (di necessità virtù !) hanno ritrovato un atteggiamento virtuoso , recuperando l’abitudine alla sobrietà e alla moderazione, alla selezione dei bisogni. E in qualche modo questi nuclei sono ancora “privilegiati” perché comunque possono contare sul vicendevole appoggio e collaborazione, e non si trovano a dover mantenere 2 case.
Il problema più grosso riguarda infatti i genitori separati. Ci sono madri separate o divorziate che non ricevono alcun contributo da parte dell’ex marito (e a volte purtroppo vi sono casi in cui nemmeno l’intervento del legale può alcunché) e per questo devono affrontare sacrifici inimmaginabili per procurarsi l’indispensabile.
Ci sono anche padri separati che hanno perso tutto: casa , lavoro, famiglia e si trovano nella condizione di nuovi poveri del nostro tempo. Sono coloro che affollano le istituzioni caritatevoli di Lodi e di Milano , ad esempio Pane Quotidiano, dove ogni giorno si rivolgono circa 3000 persone per avere un po’ di cibo. Di questi circa un terzo sono italiani. Le situazioni più disagiate sono quelle in cui il genitore non può contare sull’aiuto economico o logistico della propria famiglia d’origine.
Le classi medie non esistono più, e si assiste ad un inarrestabile livellamento verso il basso. Aumenta un disagio sociale fra famiglie che fino a pochi anni fa potevano godere di un discreto benessere. Secondo un’indagine del CENSIS del 2014 , I 10 uomini più ricchi d’Italia dispongono di un patrimonio di circa 75 miliardi di Euro, pari a quello di quasi 500 mila famiglie operaie messe assieme.
Nella nostra società viene percepito in modo molto forte il divario fra la gente comune e i potenti, soprattutto politici , amministratori, altissimi burocrati dello Stato. E’ la cosiddetta “casta” e cioè coloro che vengono ritenuti corrotti per definizione, e che vengono visti come coloro che, proprio grazie alla corruzione, non avranno mai problemi e prospereranno sulla pelle del resto della popolazione.
Questa è la grande ingiustizia sociale che viene percepita dalla gente comune, da molte persone diverse per età, livello culturale, estrazione sociale. Un sentimento purtroppo molto diffuso che ha portato al crollo della fiducia nei partiti e anche nelle Istituzioni, contribuendo inoltre in modo determinante ad allontanare la gente dalla politica.
EVOLUZIONE DELL’ORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO IN TEMA DI DIRITTI DELLA PERSONA
Dopo aver tratteggiato un quadro con molte criticità, mi sembra opportuno segnalare alcuni punti fondamentali che esprimono l’ evoluzione, in senso positivo, del nostro Ordinamento in tema di diritti della persona , con specifico riferimento alla famiglia.
- L’evoluzione della normativa in tema di adozione ( le cui tappe, coerentemente con l’evoluzione di tutto il diritto di famiglia, hanno visto affermarsi progressivamente finalità diverse da quelle della trasmissione del patrimonio, e cioè finalità assistenziali, nel rispetto del preminente interesse del minore) nonché la regolamentazione dell’adozione internazionale di minori.
- La presa di coscienza a livello culturale, politico e legislativo dell’emergenza sociale costituita dalla violenza sulle donne e dal femminicidio . Di strada ne è stata fatta tanta . Queste, schematicamente, le tappe principali di una lenta ma costante evoluzione : nel 1975 il nostro ordinamento giuridico ha sostituito il modello di famiglia strutturata gerarchicamente con un nuovo modello di famiglia paritaria; dal 1981 non vengono più previste pene attenuate per il “delitto d’onore”, e nemmeno il matrimonio riparatore, che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso in cui lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarlo, così salvando l’onore della famiglia; nel 1996 lo stupro è stato inserito fra i reati contro la persona e non più contro la morale pubblica e il buon costume ; nel 2009 viene introdotta la legge che prevede il reato di stalking, che si affianca alla previsione degli ordini di protezione a tutela di vittime di violenze domestiche. Molta strada è stata fatta e molto resta ancora da fare. Riccardo Jacona, nel libro “Se questi sono gli uomini” evidenzia come in tutti i casi di violenza nei confronti delle donne una costante sia la dimensione del possesso dell’altro inteso come possesso di una cosa. Penso che da qui si debba partire, e cioè da una riflessione critica condivisa , che coinvolga anche le giovani generazioni, su questo modello culturale maschile arcaico, patriarcale, violento, per educare i giovani al rispetto reciproco e alla cultura della parità.
- La riforma del 2006 in materia di separazione dei genitori e affido condiviso dei figli, che ha visto affermarsi la regola della bigenitorialità e di quella, assolutamente centrale e preminente, dell’interesse morale e materiale del minore.
- Il riconoscimento a tutti i figli dello stesso stato giuridico (legge n° 219/2012) con l’obiettivo di eliminare qualsiasi forma di discriminazione fra figli legittimi e figli naturali, cioè nati fuori del matrimonio.
Il NUOVO AVVOCATO
Un’ulteriore svolta particolarmente significativa è rappresentata a mio avviso, dalla figura del “nuovo avvocato”, così come delineata dal nuovo Codice Deontologico Forense, che è entrato in vigore recentemente dopo un’attesa durata 80 anni. Mi sembra utile farne un accenno.
Si parte dal presupposto che la giustizia è un bene comune, cioè fa parte di quell’insieme di beni , di fini, di interessi e di valori che riguardano ciascun uomo e il loro insieme. Per questo l’attività dei professionisti deve essere retta da regole precise. L’idea fondamentale cui è improntata la nuova figura dell’avvocato è quella per cui , anziché puntare sulla deregolamentazione selvaggia, è più produttivo mirare ad una migliore regolamentazione , che si ponga a garanzia del cittadino/cliente e del superiore interesse al funzionamento del servizio giustizia.
In ogni ordinamento professionale si promuove la figura dell’avvocato come operatore sociale, con una funzione ed una responsabilità etica che trascendono il suo interesse economico e personale. L’auspicio è che le nuove generazioni di avvocati possano riconoscersi in una figura di avvocato cui non bastano più solo la conoscenza della legge e le competenze tecniche ma che adotti linee di condotta etiche che gli consentano scelte operative nel rispetto della persona .
A maggior ragione questi principi devono valere per i Giuristi cattolici , cioè per tutti coloro che, come me, fanno parte di questa associazione che si pone come scopo quello di “contribuire all’attuazione dei principi dell’etica cristiana nella scienza giuridica e nell’attività legislativa” .
Penso che ciascuno di noi debba fare la sua parte, sia come professionista che come persona. La domanda quindi è: cosa possiamo fare nell’ambito della professione ?
Nell’introduzione del Convegni Nazionali dei Giuristi cattolici Italiani, tenutosi lo scorso dicembre, il Presidente Francesco D’Agostino scriveva che i giuristi cattolici devono assumere l’impegno di testimonianza nei confronti del bene. “La coerenza eucaristica che il Papa pone come ammonimento ai credenti , va tradotta e professata dai GCI come una vera e propria coerenza antropologica , cioè di servizio limpido e infaticabile al bene dell’uomo”.
Non solo. I giuristi cattolici sono i primi destinatari di quei precetti che vengono definiti PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Il termine è stato usato per la prima volta da Papa Benedetto, che nella Nota riguardante l’impegno dei cattolici nella vita politica emanata nel 2002 , quando era ancora Cardinale, scrive:
“Il cristiano è chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale , nociva per la stessa vita democratica che ha bisogno di fondamenti veri e solidi cioè di principi etici che per la loro natura non sono negoziabili” ….”la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche , si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona”.
Il Card. Ratzinger prosegue poi spiegando che le esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili nelle quali è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona, sono quelle che emergono dalle leggi civili in tema di aborto e di eutanasia , quelle riguardanti la tutela della famiglia fondata sul matrimonio monogamico di persone di sesso diverso , alla quale non possono essere giuridicamente equiparate altre forme di convivenza ; quelle che garantiscono ai genitori la libertà di educazione dei propri figli. Altri riferimenti riguardano la tutela sociale dei minori, la liberazione delle vittime delle moderne forme di schiavitù (come la droga, lo sfruttamento ecc. ) lo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune , nel rispetto della giustizia sociale , del principio di solidarietà umana ed infine l’impegno che ogni cristiano deve assumere , per la pace e la promozione del bene comune.
I Giuristi cattolici si ritengono destinatari di questi precetti perché senza questi principi la costruzione di un qualunque sistema giuridico diventa impossibile.
E nell’ambito della vita familiare e sociale ?
Credo che alla base delle “relazioni virtuose” ci debbano essere: autentica attenzione ai bisogni più profondi dell’altro , ascolto non frettoloso, attitudine ad un confronto rispettoso di posizioni diverse.
In altre parole: la disponibilità a “dedicarsi” all’altro.
Lodi, 16 aprile 2015