Una parola amica, necessaria per attraversare con fede il tempo sospeso che stiamo vivendo

Nov 27, 2020 | 0 commenti

* di Maria Teresa Malvicini

Il tempo complesso che stiamo vivendo non accenna a diminuire la sua carica di “sfida”, di “domanda”, di fatica e di sacrificio. Qualche mese fa, alla ripresa di molte attività consuete, sembrava di poter quanto meno gestire la situazione difficile dovuta a una pandemia che non ha mai veramente abbandonato la sua morsa… Tra alti e bassi invece, tra regole e tentativi, tra norme e disposizioni ci troviamo a fare di nuovo i conti con il virus invisibile, eppure così pervasivo, che condiziona in modo prepotente la vita di tutti noi.

Si avverte nell’aria un miscuglio di sentimenti e di emozioni, che vanno dall’incertezza, alla paura, all’indignazione, per poi volgersi, come è giusto e umano che sia, alla speranza che tutto passi in fretta e che torni la libertà di un certo movimento, di uno spazio di azione per le nostre vite così condizionate dal pericolo del contagio.

Stiamo vivendo un tempo sospeso eppure reale, forse perché ancora mancano i contorni finiti di un quadro che si sta ancora disegnando e di cui non riusciamo a vedere l’immagine completa. Ho l’impressione che questo possa, anzi debba, essere vissuto come un tempo da capire, comprendere nel profondo, indagare con senso di discernimento, abitare nella sua complessità. Non ci sono molte alternative mi pare; ci siamo dentro e occorre attraversarlo attingendo alle nostre migliori risorse. Potremmo imparare qualcosa di vero su noi stessi, sugli altri, sulla vita; sul senso che le diamo e sulle cose a cui diamo veramente importanza.

Scostando l’idea di poter vincere questa partita in solitaria, proviamo ad attrezzarci con qualche disposizione d’animo che  possa ispirare e alimentare il nostro modo di essere, di pensare e di agire.

In un messaggio dei Vescovi lombardi ai fedeli delle diocesi di Lombardia, dello scorso mese di Settembre, vengono indicate alcune dimensioni che potrebbero aiutarci a vivere questo tempo con uno sguardo vigile e profetico.

La preghiera, il pensiero, la speranza, il prendersi cura… sono vere e proprie “scintille” da accendere come fari per trasformare un tempo difficile in un tempo di grazia.

Dobbiamo ancora imparare a pregare, ricordano i Vescovi lombardi. Forse l’invito è quello di imparare a pregare in un modo diverso, meno esteriore e più interiore, meno formale e più essenziale. Dobbiamo alimentare il centro da cui scaturisce quel dialogo spirituale che si fa condivisione, prossimità, testimonianza. Dobbiamo ritrovare nella Domenica e nella partecipazione all’Eucarestia il fulcro della nostra fede e, nel contempo, imparare modi e luoghi nuovi dove pregare insieme, personalmente o in famiglia.

Dobbiamo imparare a pensare, continua il messaggio. Significa farci custodi e portatori di un pensiero sapiente, che va oltre la semplice informazione. Un pensiero che si nutre della riflessione critica, del dialogo competente, del patrimonio culturale di cui siamo eredi, dell’ascolto docile e meditativo della Parola.  Siamo alla ricerca non solo di fatti e di notizie, ma di significati e di senso.

Dobbiamo imparare a sperare, ancora ci invitano i Vescovi lombardi. Dobbiamo imparare a rendere ragione della speranza cristiana che è in noi. Soprattutto adesso che viviamo a stretto contatto con la malattia, la fatica, la morte, realtà con cui fatichiamo a riconciliarci. La precarietà del tempo e della vita è una condizione che difficilmente accettiamo; eppure la speranza cristiana non si limita all’aspettativa di tempi migliori, ma si fonda sulla promessa della salvezza che si compie nella comunione eterna e felice con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

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