Il 5 febbraio prossimo si celebrerà la 39a Giornata Nazionale per la vita. Un passaggio del messaggio diffuso dal Consiglio Episcopale Permanente per questa occasione ricorda che:
“Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale”.
La tutela della vita e la cura dei più fragili ritorna anche in alcuni punti dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che abbiamo scelto come filo conduttore di Goccia.
“Gesù, l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona, si identifica specialmente con i più piccoli (cfr Mt 25,40). Questo ci ricorda che tutti noi cristiani siamo chiamati a prenderci cura dei più fragili della Terra. Ma nel vigente modello “di successo” e “privatistico”, non sembra abbia senso investire affinché quelli che rimangono indietro, i deboli o i meno dotati possano farsi strada nella vita”. (EG 209)
Lasciandoci ispirare dalle parole del Papa e dei Vescovi, proponiamo alcuni spunti di riflessione e di approfondimento sul tema della vita e della cura di ogni essere vivente.
Buona lettura!
La Redazione di Goccia
Donne e uomini per la vita
“Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”. Questo il titolo del messaggio del Consiglio Permanente per la 39ª Giornata Nazionale per la vita, che sarà celebrata domenica 5 febbraio 2017.
“La Santa degli ultimi di Calcutta – affermano i Vescovi – ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce… Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze…”
Il sogno di Dio si realizza con la cura dei bambini e dei nonni
Il messaggio per la 39a Giornata Nazionale per la vita cita alcuni passaggi del discorso di Papa Francesco alla festa delle famiglie tenutasi a Philadelphia il 26 settembre 2015. L’amore, la bellezza e la verità di Dio vengono consegnate nelle mani delle famiglie, che potranno essere veramente tali quando sapranno accogliere tutti questi doni.
La famiglia è il primo luogo in cui ognuno impara l’attenzione verso l’altro, perché “un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e un popolo che non sa prendersi cura dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.
La cura dell’altro nasce dalla cura di sé
Come spunto di riflessione sul tema della cura nel cristianesimo, riportiamo alcuni passaggi di un intervento tenuto da Lisa Cremaschi, monaca della comunità di Bose, in occasione di un incontro all’abbazia di Sant’Egidio a Fontanella di Sotto il Monte.
Non è bene che l’uomo sia solo
Dio, fin dall’inizio, ha voluto che l’uomo non fosse solo e anche oggi si affida a uomini e donne come noi, fragili e deboli, per continuare il suo sogno di comunione. (Omelia di don Antonio Torresin in occasione della festa della sua comunità – tratto da: http://www.sanvitoalgiambellino.com/files/Non-e–bene-che-l-uomo-sia-solo..pdf)
“Lo voglio, sii guarito”
La cura per l’uomo, che arriva ad assumere connotati “terapeutici”, è un aspetto centrale del ministero di Gesù. Gesù vede nel malato una persona, ne fa emergere l’unicità e si relaziona a lui con la totalità del suo essere, cogliendone la ricerca di senso, vedendolo come una creatura capace di preghiera e segnata da fragilità, mossa da speranza e disposta all’apertura di fede, desiderosa non solo di guarigione, ma di ciò che può dare pienezza all’intera sua vita.
“Vi ho dato l’esempio”
Durante l’ultima cena Gesù ci lascia l’esempio più alto del prendersi cura gli uni degli altri. La rappresentazione di Sieger Köder della lavanda dei piedi riassume con intensità il senso profondo di questo gesto.