Goccia – dicembre 2019

Gen 2, 2020 | 0 commenti

Questo numero di Goccia è caratterizzato dal tema dell’ATTESA, in relazione al tempo liturgico dell’Avvento. I contributi proposti ci sollecitano a riflettere sul significato dell’attesa di Gesù che nasce e sugli atteggiamenti che ciascuno è chiamato ad assumere per vivere in maniera costruttiva questo tempo di transizione.

Cosa attende un adulto, cosa aspetta dalla sua esistenza? L’attesa è una dimensione del tempo che interroga sul senso del presente e sul valore del futuro, che può deludere o spingere a una vita ricca di amore operoso.

Buona lettura e buon ascolto!

La Redazione di Goccia

 

La Parola illumina

Il brano evangelico che si legge il 22 dicembre ci introduce nel mistero dell’incarnazione: “Dio si è fatto uomo, e più gli uomini cresceranno in umanità, più scopriranno la divinità che ha messo la sua tenda in ciascuno di noi.” (E. Ronchi).

 

La vigilanza

La riflessione di Enzo Bianchi si sofferma sulla vigilanza: “… e poiché lo scopo da conseguire per un cristiano è la relazione con Dio attraverso Gesù Cristo, la vigilanza cristiana è totalmente relativa alla persona di Cristo che è venuto e che verrà…”

 

La spiritualità dell’attesa

Nel primo testo, il card. Martini ci offre alcuni tratti della spiritualità dell’attesa, che esige “povertà di cuore per essere aperti alle sorprese di Dio, ascolto perseverante della sua Parola e del suo Silenzio per lasciarsi guidare da lui, docilità e solidarietà con i compagni di viaggio…”; nel secondo testo spiega come “la trepida attesa del Signore che viene, genera un’etica della responsabilità rispetto alle cose di questa terra, in particolare rispetto ai problemi e agli impegni della vita sociale e politica”.

 

Imparare l’ascolto da Maria

“Maria è nostra madre. E che cosa hanno in comune la madre e i figli? Che sono uguali! Maria è il prototipo di ciascuno di noi, chiamato a dare carne a Cristo nella propria vita.” Riproponiamo le riflessioni lasciate da don Patrizio Rota Scalabrini in occasione della mattinata di spiritualità di Avvento.

 

Gloria in excelsis Deo

“Gloria in excelsis Deo”. Settima parte (seconda sezione) del Magnificat in Re maggiore BWV 243 di Johann Sebastian Bach.

 

Accogliamo la gioia e la pace che il Signore ci dona: Festosa è la prima parte del brano sulle parole Gloria in excelsis Deo ed è la festa che ci attende e che Dio ci ha promesso. Cambia decisamente clima nella seconda parte del brano quando sulle parole Et in terra pax hominibus si passa ad un andamento calmo e meditativo e con una sonorità piano e dolce. Dio ama il mondo e dona la pace vera ma l’uomo quando ha scoperto l’amore donato da Dio deve farlo straripare dalla sua vita e mettersi in gioco, operare perché la gioia vera invada il mondo. Torna infatti sulle parole bona voluntas un andamento brillante anche se diverso dall’inizio e dopo una breve progressione, il brano volge al termine. Il volto del fratello rende visibile il volto di Dio, così nasce la Pace.

 

L’arte racconta la fede

L’attesa di Carlo Carrà (1926, Collezione Casella, Firenze) Mostra un’atmosfera sospesa nel tempo, appunto di attesa. Lo sguardo all’orizzonte, verso il punto in cui sorge il sole, richiama evidentemente i “riflessi” precedenti. (Commento tratto da http://pensareinunaltraluce.blogspot.com/2016/04/lattesa-di-carlo-carra.html)

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